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immagini di una catastrofe

36,10 

Autori: Natale Cutrupi e Pietro Cutrupi

Genere: saggistica

978-88-95880-16-7 | pp. 192 | 28,5 x 28,5 cm | dicembre 2008 |

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Descrizione

Nel rilevante trattato De oratore di Cicerone si racconta un episodio drammatico. In Tessaglia, regione della Grecia continentale, mentre si svolgeva un banchetto offerto dal nobile Scopa, il poeta Simonide canta una poesia in lode a Castore e Polluce. Al termine del canto l’ospite, vistosi escluso dalle note poetiche celebrative del poeta, dice a Simonide che gli avrebbe pagato solo la metà del prezzo concordato: l’altra metà se la facesse dare dai Dioscuri. Dopo un poco Simonide fu avvisato che due giovani lo attendevano fuori per parlargli; egli uscì ma non trovò nessuno. In quell’istante il tetto della casa crollò seppellendo Scopa e i suoi nobili invitati, rendendo irriconoscibili i loro cadaveri. Solo Simonide poté identificarli, ricordando l’ordine nel quali essi erano seduti a tavola. In tal modo – nota lo storico Jacques Le Goff – il poeta Simonide per primo stabilisce due regole della memoria: il ricordo delle immagini, necessario alla memoria; il riferimento ad una organizzazione, un ordine, essenziale per ricordare bene le cose. Scorrendo il prezioso volume curato con certosina pazienza da Natale e Pietro Cutrupi, si possono cogliere entrambi i principi della memoria riferiti al tragico terremoto del dicembre del 1908, che scosse e sconvolse l’estrema terra della penisola italiana e la punta orientale della Trinacria.
La sequenza delle immagini terribili che, pagina dopo pagina, illustrano i diversi momenti della catastrofe, costituisce un racconto forte, incisivo, rigorosamente descrittivo degli effetti devastanti del sisma che via via si estendevano coinvolgendo persone, edifici, luoghi, storie: fotogrammi che messi insieme danno il senso della storia e della terribilità con cui essa, talora, si configura.
Per ricordare e trattenere nel tempo che inesorabilmente scorre ed appanna, le immagini sono essenziali. Consapevole di ciò, Natale Cutrupi, collezionista instancabile di tutto ciò che riguarda Reggio Calabria, città che lui mostra di amare come una incantevole creatura, ha messo insieme una raccolta preziosissima che, da sola, fornisce al lettore e allo storico la dimensione e l’entità del terribile terremoto.
Si ha così modo di conoscere l’assetto urbano della città ai primi del Novecento; di toccare con mano gli esiti della catastrofe, di visionare i cumuli dei detriti, di percepirne quasi gli odori acri; di considerare come il laborioso travaglio dell’uomo, teso a migliorare le condizioni del vivere, venga in un istante dissolto.
Dalle immagini che scorrono sotto l’occhio attento del lettore si può capire l’organizzazione, l’ordine urbanistico della città capoluogo, nonché degli altri luoghi da Palmi a Pellaro, da Villa S. Giovanni a Gallico a Catona, che furono interessati dal sisma. È dal susseguirsi della visione degli spazi urbani, dalla dimensione delle case e degli edifici pubblici, dalla collocazione delle strade che si può avere idea, per traslazione, delle modalità e della organizzazione della vita cittadina.
Così, il contributo offerto da Natale e Pietro Cutrupi in questa sagra della memoria acquista la dimensione della riflessione sociologica.
Scrive Italo Calvino nella seconda delle sue Lezioni americane: “In ogni caso il racconto è una operazione sulla durata, un incantesimo che agisce sullo scorrere del tempo, contraendolo o dilatandolo”.
Natale e Pietro Cutrupi con questo loro laborioso e fondamentale lavoro conseguono il risultato di dilatare il tempo e di farci rivivere, drammaticamente, la serie degli istanti terribili di quel lontano evento. Ma, nello stesso tempo, ci consente di capire come si stratifica la storia che, oscillando tra passato e futuro, dà il senso della vita dell’uomo e della sua voglia di ricostruire vincoli di solidarietà e di fratellanza, di riproporre malgrado tutto le ragioni del vivere insieme nei luoghi urbani.

Angelo Vecchio Ruggeri
(dirigente scolastico – ricercatore IRRE – Calabria)

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