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Epiloghi – giorni inattesi a Villapizzone

10,45 

Nicolò Mazza

FUORI COMMERCIO

Pagine: 96
Mese/Anno: aprile 2011
ISBN: 978-88-95880-76-1
Dimensioni: 12 x 20 cm

Genere: raccolta di poesie

Collana di Poesia

Esaurito

Descrizione

Vincitore della quinta edizione del Premio Letterario Internazionale “Gaetano Cingari” 2010 per la sezione Silloge Inedita (con il titolo L’allodola fa il suo giro).


Le liriche di Nicolò Mazza affrontano con delicatezza e profonda dolcezza i diversi aspetti della sua esistenza.
La silloge si compone di due parti diverse e complementari; nella prima il poeta si presenta a noi come uomo della memoria, come cantore della sua storia, aedo che in pochi versi ci riassume la sua anima, ci fornisce gli strumenti per conoscere l’uomo Nicolò Mazza, e i suoi affetti, perché non si può essere poeti se non si è prima uomini.
In questa prima metà dell’opera il poeta rivitalizza un passato morto allo spazio e al tempo ma non all’essere che tutto racchiude in cassetti del cuore pronti ad essere aperti da una memoria che fa rivivere la gratitudine per gli affetti, il dolore per i desideri irrealizzati, la leggerezza che evocano certe giornate soleggiate, l’emozione pura, lo stupore regalatoci con un’alchimia di parole grazie alla quale l’autore ci trasfonde brandelli del suo essere.
La seconda parte della silloge invece fa riferimento alla religiosità di questo poeta, al suo essere pellegrino che trova il senso di sé nell’incontro con Cristo. Questa parte dell’opera rappresenta la vera sintesi di mente e cuore che ben conoscono tutti coloro che sono stati toccati dalla Grazia, i veri semplici, quelli che sanno comprendere un presente che sta oltre gli spazi e i giorni. E questo si ripercuote anche nelle prime liriche della silloge, nella semplicità che sta dietro il saper leggere i segni di un cuore superiore nei paesaggi assolati della Sicilia, nelle mani rugose di una nonna. E per vedere ciò l’umanità ha bisogno di sentirsi amata, è l’Amore che squarcia il velo, che fa scoprire la bellezza in ogni cosa, che fa la differenza! Quell’amore che rende una vita degna di essere vissuta, che la rende speciale, diversa, unica. Il poeta è in grado di riconoscere l’amore, di interpretarlo per noi, di sapercelo descrivere, di farsi suo portavoce, forse neanche lo sa, ma lo sappiamo noi che siamo spettatori dei suoi versi. E una consapevolezza di questo tipo non si scopre improvvisamente, ma è frutto di un lungo peregrinare, di uno scontro a muso duro con una mancanza di amore, perché è la sua assenza che permette di riconoscerne poi la presenza.
Il carattere pensoso di questo poeta gli permette di tracciare con i suoi versi l’evoluzione di sentimenti che tutti abbiamo sperimentato, ma che non tutti abbiamo la capacità di raccontare con tanta delicatezza. Penso alla solitudine che egli individua nella sua personale condizione di esule-pellegrino profondamente legato al mondo della sua infanzia, a quella dimensione del sogno interrotta bruscamente dalla conoscenza della delusione per i desideri distrutti e dalla consapevolezza del dolore. La poesia è utile all’autore stesso, perché permette una più acuta visione delle cose, la sua maestria nel trasporsi in versi (perché di questo si tratta: di trasformare la propria esistenza in liriche, in imperfetta preghiera tesa a restituire la propria percezione del mondo) è caratterizzata da un velo di tristezza. La solitudine del poeta deriva dalla coscienza di essere nel mondo ma di non essere sostanzialmente del mondo, di essere esclusivamente un adoratore e traduttore dell’Invisibile.
Nicolò Mazza ha raccolto rugiada di bellezza e di sofferenza allo stesso tempo da ogni cosa, e attraverso una poderosa raffinazione ha ottenuto parole vive, canto.
Parlandoci di sé il poeta ci parla di noi, tramuta per il lettore i rumori della vita in canti. E lo fa senza inutili elucubrazioni, cosciente della limitatezza della parola stessa, ma con un linguaggio essenziale, puro, con uno stile limpido e chiaro che permette al lettore di entrare in sintonia con il suo animo, con il lettore che diventa cooperatore ad oltranza del testo creativo.
E in questo incessante peregrinare interiore il poeta approfitta della “fiaccola” che la sua fede gli fornisce per fare chiarezza nell’inestricabile groviglio di sentimenti contrastanti che attanagliano il nostro animo.
Non basta saper scrivere in versi per essere un poeta, è necessario trasmettere a chi legge, occorrono i contenuti. E Nicolò Mazza ha tutte le carte in regola.

Domenica Moscato

Epiloghi – giorni inattesi a Villapizzone