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iscritti al Concorso – oltre ai premi e riconoscimenti
previsti – contratti di pubblicazione (di edizione a
termine, di edizione per edizione).
Per sapere quali enti pubblici
patrocinano il Premio Letterario Gaetano Cingari si prega
di attingere esclusivamente dai bandi annuali del concorso.
Gaetano
Cingari, storico e meridionalista tra i più attenti
ed incisivi, nacque il 14 novembre del 1926 nel rione “Ferrovieri”
di Reggio Calabria. II padre Salvatore, originario di Messina,
era dipendente delle Ferrovie dello Stato. La madre Lucrezia
Tripepi discendeva dalla nobile famiglia santagatina che,
a cavallo dei secoli XIX e XX, espresse notevoli figure
di sindaci, parlamentari e anche un cardinale.
Fin da giovanissimo dimostrò notevole interesse per
la lettura. I libri preferiti erano quelli scritti da Benedetto
Croce, Maksim Gorkij, Jean Jaurès. Ma soprattutto,
quando poteva procurarseli, leggeva tanti altri testi storici
e filosofici. Studio e buone letture, che, per qualche anno,
condivise con gli impegni di lavoro. Appena diciassettenne,
infatti, prestò servizio presso l'Ufficio “Razionamento”
del Comune di Reggio Calabria.
Nel 1944 ottenne l'abilitazione Magistrale. Subito dopo,
a distanza di appena quattro anni, conseguì la maturità
scientifica, sotto la guida del filosofo Domenico Scoleri
e dello storico Domenico De Giorgio. Quasi contemporaneamente,
seguendo il percorso ideale dei suoi Maestri, aderì
al Partito d’Azione. Ebbe così inizio l’attività
del gruppo azionista reggino, formato da persone di notevole
spessore culturale, quali ad esempio Raffaello Sardiello,
figlio di Gaetano deputato alla Costituente, Enrico Putortì,
Francesco Zannino e tanti altri giovani e meno giovani.
Gli stessi suoi Maestri, De Giorgio e Scoleri (fondatori.
direttori e redattori di periodici come “L’Azione”
e della Rivista di Cultura “Historica”), lo
aiutarono a pubblicare alcuni scritti sui meridionalisti
Giustino Fortunato e Guido Dorso e anche su Piero Gobetti.
Nel
1947, conclusasi la breve stagione del Partito d’Azione,
Cingari seguì il medesimo percorso di Riccardo Lombardi
e di tanti altri ex azionisti, approdando nelle file del
PSI.
L’influenza degli scritti di Rosselli e Salvemini,
la breve esperienza maturata nel Partito d’Azione,
assieme alla frequentazione di esponenti socialisti come
Pietro Mancini e Riccardo Lombardi, risultarono decisivi
per la sua formazione e maturazione politica ed intellettuale.
Nell’ottobre del ’49 intraprese, dopo avere
superato brillantemente un pubblico concorso, l’insegnamento
presso le scuole elementari di Gioia Tauro. Nel 1952, frattanto,
si laureò in matematica presso la Facoltà
di Scienze di Messina. Sempre nello stesso anno, candidatosi
alle elezioni amministrative, ottenne una buona affermazione
nelle liste del PSI ed entrò a far parte del Consiglio
Comunale di Reggio Calabria. Fu riconfermato nel 64. Nel
1968 fu eletto alla Camera dei Deputati e si dimise da Consigliere
comunale. Nel ’52 dopo aver conseguito la laurea in
matematica, s’iscrisse al Magistero per dedicarsi
agli studi che più lo appassionavano: la “Storia
del Mezzogiorno e della Calabria”.
In quegli anni conobbe Giorgio Spini, suo “Maestro
di studio e di vita”, che era titolare della cattedra
di Storia Moderna presso la Facoltà messinese. Ottenne
la seconda laurea, proprio sotto la guida dello storico
fiorentino, discutendo una brillante tesi dal titolo: Giacobini
e Sanfedisti in Calabria nel 1799, che fu poi pubblicata
nel ’57. Un lavoro, apprezzato anche all’estero,
che è divenuto un classico per gli studiosi della
storia risorgimentale.
Nella
Città dello Stretto entrò in contatto con
altri giovani studiosi, che poi diverranno apprezzati storici
e filosofi, come Rosario Romeo, Umberto Caldora, Gino Cerrito,
Lucio Colletti, Vittorio de Caprariis e tanti altri. La
sua attività politica lo portò a far parte,
oltre che del Consiglio Comunale, della Camera dei Deputati,
del Consiglio Regionale e del Parlamento Europeo. Nel 1963,
candidatosi nella lista del PSI alle elezioni politiche,
risultò il primo dei non eletti. Fu eletto, invece,
nella V legislatura (1968-1972) con 33.159 preferenze e
fece parte della Commissione “Istruzione e Belle Arti”.
Nel 1975, eletto al Consiglio Regionale, divenne Vice Presidente
della Giunta ed Assessore alla P.I. e ai Beni Culturali.
Fu il promotore, tra l’altro, delle leggi n. 16 e
n. 17 del 19 aprile del 1985: la prima afferente le “Norme
per interventi in materia di promozione culturale”;
la seconda riguardante le “Norme in materia di biblioteche
di Enti locali o di interesse locale”. Il 3 ottobre
del 1983 entrò a far parte del Parlamento Europeo,
in sostituzione dell’economista socialista Giorgio
Ruffolo. Nelle elezioni amministrative del 28 maggio 1989,
abbandonato il PSI e aderendo alla lista civica “Alternativa
per Reggio”, fu eletto al Consiglio Comunale. Il 15
giugno del 1992 ritornò al Parlamento Europeo, in
sostituzione di Giorgio Napolitano, quale primo dei non
eletti – come “indipendente” – nella
lista PDS.
A partire dal 1963 fu titolare della cattedra di “Storia
moderna” della Facoltà di Scienze Politiche
dell’Università di Messina. Per circa quarant’anni
rimase “un prezioso punto di riferimento umano e scientifico
per docenti e studenti” di quella stessa Facoltà.
Egli dedicò l’intera sua esistenza all’insegnamento
e alla ricerca storica. Numerose furono le sue pubblicazioni
di carattere storico-scientifico, come altrettanto numerosi
i suoi articoli apparsi su diversi quotidiani locali e nazionali.
Non meno importante si dimostrò la sua proficua collaborazione
can periodici e riviste prestigiose. Fu Presidente dell’Istituto
di Studi Storici “Gaetano Salvemini”, Direttore
della Rivista “Archivio Storico per la Calabria e
la Lucania”, ed autorevole componente della “Deputazione
di Storia Patria per la Calabria”. Negli ultimi anni
della sua esistenza – come scrisse Giuseppe Buttà,
suo successore quale Preside della Facoltà di Scienze
Politiche ed uno dei suoi allievi più stimati –
si dimostrò sempre più interessato “a
conoscere ogni momento e ogni dettaglio della storia della
sua terra”, scrivendo con passione e con lucida capacità
di inquadramento nella storia più ampia, “saggi
bellissimi e penetranti”. Cingari fu in grande storico
ed uno studioso colto ed appassionato della società
meridionale, della sua cultura, delle sue istituzioni, delle
sue strutture. Tant’è vero che è stato,
per diverse generazioni di studenti, un punto di riferimento
come pochi prima di lui. Probabilmente fu l’ultimo
meridionalista veramente capace di parlare – soprattutto
nel senso inteso da Corrado Alvaro – alla gente del
Sud ed a stimolare le loro coscienze. Altrettanta appassionata
ed impegnativa fu la sua attività politica, che peraltro
lo vide ricoprire incarichi parlamentari sia a livello nazionale
e sia a livello europeo. Per oltre quarant’anni è
stato sempre apprezzato – dalla stragrande maggioranza
dei militanti socialisti calabresi – per la sua onestà
intellettuale, per la sua robusta preparazione ideologica,
per il suo senso critico nei confronti del partito socialista
e per la sua vasta cultura.
Insomma, non si può negare che Gaetano Cingari fu
un autentico protagonista della vita politica e culturale
di Reggio, della Calabria e del Mezzogiorno d’Italia.
Morì improvvisamente e prematuramente, il 9 maggio
del 1994 a Padova, proprio durante il suo secondo mandato
parlamentare europeo.
Domenico
Romeo
(estratto da “Calabria Sconosciuta”,
anno XXVIII, luglio-settembre 2005, n. 107, pag. 47)